mercoledì 9 novembre 2011

Le conseguenze dell'amore

Le conseguenze dell'amore


Le conseguenze dell'amore è un film del 2004 scritto e diretto da Paolo Sorrentino e presentato in concorso al 57º Festival di Cannes. Il film è incentrato sulla figura di Titta Di Girolamo, interpretato da un ottimo Toni Servillo, uomo di origini salernitane che vive da otto anni a Lugano, in Svizzera.

I primi due minuti del film sono di per sé già una ottima sintesi di come và avanti la vita di Titta Di Girolamo.
Viene mostrata una inquadratura fissa su un tappeto mobile in un lento e progressivo incedere all'interno di una stazione quasi irrealisticamente vuota e priva di ogni viaggiatore, eccezion fatta per un uomo: dapprima un'ombra lontana poi un fattorino con una valigia. Volendo fare un voluto paragone matematico, il tappeto mobile appare come una sorta di asse dei tempi, discretizzato dal lampeggiare della luce in fondo al nastro trasportatore. Perché la matematica non è opinionabile, non è frutto della fantasia e non ammette la fortuna. La matematica è rigore, certezza, logica, precisione e consequenzialità.
Titta Di Girolamo è tutto questo. Una persona solitaria, dalle poche ed essenziali parole che trascorre una monotona vita arginata e sterilizzata dalla routine giornaliera fatta di azioni prestabilite.
Perfino il suo modo di "trasgredire" è rigido e precalcolato nel suo ripetersi da 24 anni, ogni mercoledì mattina e solo alle dieci in punto. In questi giorni Titta Di Girolamo assume dell'eroina.
Senza mai alcun strappo alla regola.



Sempre nell'inquadratura iniziale, abbiamo già parlato della luce intermittente alla fine del tappeto mobile che cattura l'attenzione dell'occhio e sembra scandire e suddividere il tempo. Questa luce, in qualche modo, richiama il motivo per cui Titta Di Girolamo è in Svizzera. È in attesa di un segnale, che si manifesta con l'arrivo di una valigia colma di denaro. Denaro che lui deposita in banca per conto della malavita.
Questo è solo uno dei tanti aspetti, alcuni solo accennati e altri lasciati alla libera interpretazione dello spettatore, della vita di Titta Di Girolamo. Lentamente viene smascherato un personaggio avvolto da una cappa d'ombra e ne emerge una figura dalla forte etica ma anche un uomo timido ( i timidi notano tutto, ma sono molto bravi a non farsene accorgere ), che crede nell'amicizia in modo profondo ( Dino Giuffré è il mio migliore amico e basta! Quando si è stati amici una volta, lo si è per tutta la vita. ), che ha amato e pagato le conseguenze dei suoi errori. Ora è un meticolosso calcolatore di ogni rischio, un insonne legato ad una realtà, quella di cosa nostra, che disdegna. La vita gli ha fatto pagare a caro prezzo i suoi errori e lui ha imparato la lezione non dando più spazio alle incertezze ed eventualità del fato ( La sfortuna non esiste. È una invenzione dei falliti... e dei poveri ). Per questo appunta su di un foglio: "progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore", quando nota l'interesse che nutre per lui Sofia. Ma non è possibile calcolare tutte le conseguenze che può avere un nuovo amore. Il sentore di vecchie reminiscenze unito al sentimento per Sofia finiscono per corrodere le sbarre della prigione in cui si è rinchiuso Titta e a liberarne tutta l'umanità.

Poi succeda quel che vuole. Bell'affare. Il vantaggio d'eccitarsi, in fin dei conti, solo su delle reminiscenze. Puoi possederle, le reminiscenze. Puoi comperarne di belle, di splendide, una volta per tutte. La vita vera è più complicata, quella delle forme umane specialmente. Un'avventura paurosa, non c'è niente di più disperato. A confronto di questo vizio dalle forme perfette, la cocaina non è che un passatempo per capistazione. Ma torniamo alla nostra Sophie: facevamo come dei progressi in poesia, solo con l'ammirare il suo essere tanto bella e tanto più incosciente di noi. Il ritmo della sua vita scaturiva da altre sorgenti, che non le nostre, striscianti per sempre le nostre, invidiose. Questa forza allegra, precisa e dolce insieme, che l'animava dai capelli alle caviglie ci veniva a turbare. Ci inquietava in un modo incantevole, ma ci inquietava, è la parola.
Titta Di Girolamo morirà con coraggio immerso dentro una benna piena di cemento ribellandosi al suo destino di marionetta della malavita. Sono suggestive le sue ultime parole, mentre viene annegato nel cemento lui ricorda il suo miglior amico, Dino Giuffré. Ho voluto riportare le parole che concludono il film nel seguito.


Una cosa sola è certa, io lo so. Ogni tanto, in cima a un palo della luce, in mezzo a una distesa di neve, contro un vento gelido e tagliente, Dino Giuffré si ferma, la malinconia lo aggredisce e allora si mette a pensare. E pensa che io, Titta Di Girolamo, sono il suo migliore amico.



Altro non voglio dire su questo film che, tra l'altro ha vinto svariati premi al David di Donatello 2005 e ai Nastri d'argento 2005. Uno dei migliori film italiani dell'ultimo decennio e che consiglio a tutti di vedere.



Concludo riportando doverosamente alcune riflessioni di Titta Di Girolamo:

  • La cosa peggiore che può capitare ad un uomo che trascorre molto tempo da solo, è quella di non avere immaginazione. La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale. Prendete questo individuo con il papillon: molte persone nel vederlo si divertirebbo a congetturare sulla sua professione, sul tipo di rapporti che intrattiene con queste donne; io invece, vedo davanti a me solo un uomo frivolo. Io non sono un uomo frivolo, l'unica cosa frivola che possiedo è il mio nome: Titta Di Girolamo.
  • Perdere ad Asso pigliatutto con un baro dilettante non vuol dire non essere in grado di eseguire alla perfezione un bluff ad alti livelli. Per assicurarsi una buona riuscita, il bluff dev'essere condotto fino in fondo, fino all'esasperazione. Non c'è compromesso. Non si può bluffare fino a metà e poi dire la verità. Bisogna essere pronti ad esporsi al peggior rischio possibile: il rischio di apparire ridicoli.
  • Esiste nel mondo una specie di setta della quale fanno parte uomini e donne di tutte le estrazioni sociali, di tutte le età, razze e religioni: è la setta degli insonni, io ne faccio parte da dieci anni. Gli uomini non aderenti alla setta a volte dicono a quelli che ne fanno parte: 'se non riesci a dormire puoi sempre leggere, guardare la tv, studiare o fare qualsiasi altra cosa'. Questo genere di frasi irrita profondamente i componenti della setta degli insonni. Il motivo è molto semplice; chi soffre d'insonnia ha un'unica ossessione: addormentarsi.





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